29 novembre 2006

Due mesi

Sono pssati due mesi. O quasi. Quasi due mesi sono passati dall'inizio del mio anno di volontariato.
Due mesi non troppo intensi ma neanche vuoti, impegnativi e pieni, paranoidi e tutto il resto.

Il servizio civile volontario è inteso come un percorso formativo. Peccato che al primo incontro di formazione [e al primo di tutoraggio] io non mi sia presentato. Mi dicono che non mi sia perso nulla di che, e ci credo anche.

E' sul campo che ci si fa l'esperienza, che si accumulano le cicatrici da esporre assieme a tutti gli altri trofei. Peccato che altri trofei io non ne abbia. e neanche cicatrici a dire il vero.

Cosa rimane di questi due mesi?
Un ambiente lavorativo incredibilmente confortante, antitetico rispetto agli oggetti teorici trattati dal lavoro stesso. Prodotto dell'abitudine forse, o scelta consapevole che sia, è qualcosa che colpisce e ti condiziona, ti modella e ti indirizza verso un modus operandi preciso e necessariamente flessibile. Benvenga l'errore, la nuova esperienza, il cambiamento.

Rimangono gli occhi delle persone. E non è per scrivere qualcosa di banale.
Occhi scavati, profondi, tristi e persi. Occhi malinconici e lucidi. occhi che guardano qualcosa oltre il tutto.
Difficile da spiegare questa, ma quando certi8 occhi ti fissano... beh, sai che ti stanno guardando dentro. loro hanno visto qualcosa che tu, forse, non vedrai mai, e ora tutto quello che vedono è diverso. Non per forza falso. Anzi.
Occhi che ti guardano e voci confuse, incongruenti con se stesse che ti parlano, domandano cose e non giungono a nessuna conclusione.

E le risate. Ce ne sono di tutti i tipi. A volte sono un buon segno, alternativa ale bestemmie.
A volte sono invece un segno terribile, quella risatina stridula che esplode e sai cosa sta succedendo, e sai che non c'è niente da fare. anzi, che non devi fare niente.
Risate anche solo accennate, rivelatrici di qualcosa che è gia' passato, disperso nella nebbia.


Rimane anche la sgradevole sensazione, quella stessa sensazione che normalmente ti fa sentire parte di qualcosa. Empatia, e poi qualcos'altro. Quella sensazione che sai di non essere l'unico a sentirla in quel momento, ma riesce a spaventarti. La paura di fare un brutto sogno senza la possibilita' di svegliarsi.

Rimangono anche le sveglie alle 7.30, il freddo della mattina e il suo silenzio, un vecchio amico che non vedevo piu' da tempo.

Due mesi belli devo dire, non mi pento.

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