31 dicembre 2008

2009

Guccini - Un altro giorno è andato

E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito, quanto tempo è ormai passato e passerà!
Le orchestre di motori ne accompagnano i sospiri, l'oggi dove è andato l'ieri se ne andrà.
Se guardi nelle tasche della sera ritrovi le ore che conosci già,
ma il riso dei minuti cambia in pianto ormai e il tempo andato non ritroverai.
Giornate senza senso, come un mare senza vento, come perle di collane di tristezza;
Le porte dell'estate dall'inverno son bagnate, fugge un cane come la tua giovinezza.
Negli angoli di casa cerchi il mondo, nei libri e nei poeti cerchi te,
ma il tuo poeta muore e l'alba non vedrà e dove corra il tempo chi lo sa?
Nel sole dei cortili i tuoi fantasmi giovanili corron dietro a delle silvie beffeggianti:
si è spenta la fontana, si è ossidata la campana, perché adesso ridi al gioco degli amanti?
Sei pronto per gettarti sulle strade, l'inutile bagaglio è dentro in te,
ma temi il sole e l'acqua prima o poi cadrà e il tempo andato non ritornerà.
Professionisti acuti fra i sorrisi ed i saluti ironizzano i tuoi dubbi sulla vita.
Le madri dei tuoi amori sognan trepide dottori, ti rinfacciano una crisi non chiarita.
La sfera di cristallo si è offuscata, e l'aquilone tuo non vola più.
Nemmeno il dubbio resta nei pensieri tuoi e il tempo passa e fermalo se puoi.
Se i giorni ti han chiamato tu hai risposto da svogliato, il sorriso degli sepcchi è già finito.
Nei vicoli e sui muri quel buffone che tu eri è rimasto solo a pianger divertito.
Nel seme al vento afferri la fortuna, al rosso saggio chiedi i tuoi perché,
vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu, ma il tempo passa e non ritorna più.
E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito, quanto tempo è ormai passato e passerà!
Tu canti nella strada frasi a cui nessuno bada, il domani come tutto se ne andrà.
Ti guardi nelle mani e stringi il vuoto: se guardi nelle tasche troverai
gli spiccioli che ieri non avevi ma il tempo andato non ritornerà.

Inizia a farmi tristezza il passare del tempo, forse è solo un'impressione o un effetto collaterale della crisi che non c'è, non so. Sta di fatto che

E quello che Guccini canta ha il vizio fastidioso di essere vero e quando l'anno prossimo è domani mi piacerebbe nascondermi, e pensare:
"Stamattina avrei voluto svegliarmi domani"

Gli auguri ve li ha già fatti qualcun altro

17 dicembre 2008

Testamento, di Kriton Athanasulis

Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.

Ti lascio il sole che lasciò mio padre a me.

Le stelle brilleranno uguali ed uguali ti indurranno

le notti a dolce sonno.

Il mare t’empirà di sogni. Ti lascio

il mio sorriso amareggiato: fanne scialo

ma non tradirmi. Il mondo è povero

oggi. S’è tanto insanguinato questo mondo

ed è rimasto povero. Diventa ricco

tu guadagnando l’amore del mondo.

Ti lascio la mia lotta incompiuta

e l’arma con la canna arroventata.

Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno.

Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena

vinta nelle battaglie del tempo.

E ricorda. Quest’ordine ti lascio.

Ricordare vuol dire non morire.

Non dire mai che sono stato indegno, che

disperazione mi ha portato avanti e son rimasto

indietro, al di qua della trincea.

Ho gridato, gridato mille e mille volte no,

ma soffiava un gran vento e piogge e grandine

hanno sepolto la mia voce. Ti lascio

la mia storia vergata con la mano

d’una qualche speranza. A te finirla.

Ti lascio i simulacri degli eroi

con le mani mozzate,

ragazzi che non fecero a tempo

ad assumere austere forme d’uomo,

madri vestite di bruno, fanciulle violentate.

Ti lascio la memoria di Belsen e Auschwitz.

Fa presto a farti grande. Nutri bene

il tuo gracile cuore con la carne

della pace del mondo, ragazzo, ragazzo.

Impara che milioni di fratelli innocenti

svanirono d’un tratto nelle nevi gelate

in una tomba comune e spregiata.

Si chiamano nemici; già. I nemici dell’odio.

Ti lascio l’indirizzo della tomba

perché tu vada a leggere l’epigrafe.

Ti lascio accampamenti

d’una città con tanti prigionieri,

dicono sempre si, ma dentro loro mugghia

l’imprigionato no dell’uomo libero.

Anch’io sono di quelli che dicono di fuori

Il sì della necessità, ma nutro, dentro, il no.

Così è stato il mio tempo. Gira l’occhio

dolce al nostro crepuscolo amaro,

il pane è fatto di pietra, l’acqua di fango,

la verità un uccello che non canta.

E’ questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio

d’essere fiero. Sforzati di vivere.

Salta il fosso da solo e fatti libero.

Attendo nuove. E’ questo che ti lascio.

03 dicembre 2008

A Premier With a Hand in TV News Sues His Journalist Critics

In recent years, Mr. Berlusconi has sued the magazine The Economist for writing that he was not “fit to run Italy" and the British journalist David Lane for his 2004 book, “Berlusconi’s Shadow,” which explored the origins of his fortune and noted that some of his associates had been investigated for Mafia ties. Mr. Berlusconi lost those cases in lower court and either has appealed them or still has the possibility of doing so.

“What makes it different is that he’s the most powerful politician and richest man,” said Mr. Lane, the Rome correspondent of The Economist and a target of Mr. Berlusconi’s lawsuits. “He controls the media. He’s working from a position of maximum strength.”

A parte che a me, leggere "Mr" Berlusconi, fa ridere, credo che qui si dica molto più di quello che normalmente sentiamo sui nostri giornali. Forse le notizie arrivano troppo diluite, o forse ci abbiamo fatto il callo, come si suol dire, non so.

E' poi il concetto di forza a farmi una certa paura. C'è da chiederselo... se il suo consenso alle prossime elezioni non diminuirà, perhé puo' anche essere, cosa potrebbe succedere?

Dal sito del New York Times
BW FixSim_112007